Piano Nazionale Transizione 4.0: i vantaggi per le PMI

Nel Piano Transizione 4.0 sono previsti oltre 24 miliardi di euro e diverse aree di intervento tra beni strumentali, ricerca, sviluppo e formazione per le aziende italiane che attueranno progetti di digitalizzazione, innovazione o di acquisizione di impianti produttivi 4.0.

Grazie al nuovo Piano Nazionale Transizione 4.0, approvato dalla manovra 2021, le piccole e medie imprese italiane potranno vincere la sfida dell’innovazione e aumentare la loro competitività sul mercato, beneficiando degli incentivi di un’azione definita dal Governo stesso come “il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano”.

Il Piano deve essere interpretato come uno strumento al servizio delle aziende: come ha sottolineato lo stesso Presidente del Consiglio Mario Draghi durante il discorso alla Camera a febbraio 2021, è fondamentale «rendere facilmente fruibile il piano nazionale della Transizione 4.0 per accompagnare le imprese nel processo di innovazione tecnologica e di sostenibilità ambientale».

Piano Transizione 4.0. Sostegno agli investimenti e maggiore stabilità per le PMI

Secondo il Ministero gli obiettivi principali del Piano Nazionale Transizione sono stimolare l’investimento privato in innovazione a fronte di una diminuzione delle tasse e allo stesso tempo dare stabilità e solide certezze alle imprese. Ecco perché gli incentivi sugli investimenti 4.0, in seguito all’approvazione del Piano (legge di bilancio 2021), risultano potenziati con un aumento dei tetti massimi agevolabili e delle aliquote del credito d’imposta per l’investimento su beni strumentali immateriali e materiali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi. A questo si aggiunge il credito d’imposta per supportare la competitività delle imprese incentivando la transizione verso il digitale attraverso progetti di ricerca, attività di innovazione tecnologica e sviluppo, interventi di design e ideazione estetica.

Nello specifico ambito dell’innovazione, attenzione particolare è riservata all’aspetto green: il Piano infatti fissa aliquote più elevate per progetti di investimento connessi al tema della sostenibilità ambientale e l’incremento in questo caso passa dal 10% al 15% e il massimale da 1,5 a 2 milioni di euro. Inoltre è prevista anche un’estensione del credito d’imposta relativa alle spese di formazione per dipendenti e imprenditori su tematiche legate alle tecnologie e a contenuti connessi alla trasformazione digitale delle imprese.

Le PMI italiane avranno tempo fino alla fine del 2022 per poter beneficiare del pacchetto delle agevolazioni, una scadenza che si estende fino al giugno del 2023 nel caso dell’area di intervento dedicata ai beni strumentali.

Vincere la sfida della digitalizzazione grazie al Piano Transizione 4.0

«L’approvazione del Piano Nazionale Transizione 4.0 rappresenta un segnale importante per le imprese – spiega Fabio Valgimigli, AD di Quin su Realtà Industriale – Oggi le aziende che si trovano a dover affrontare la sfida della digitalizzazione devono avere gli strumenti per intraprendere questo percorso complesso ma assolutamente necessario per recuperare competitività a livello globale. La maggiorazione dei tetti e delle aliquote prevista è quindi un fattore molto positivo, anche se è necessario semplificare e velocizzare le procedure di accesso alle PMI».

I benefici e i vantaggi derivanti dal Piano sono innegabili e l’urgenza di una trasformazione per le piccole e medie imprese si fa sempre più pressante, soprattutto in seguito allo scorso anno, in cui la pandemia ha totalmente sconvolto la vita di numerose aziende in seguito al cambiamento delle abitudini dei consumatori. Il mercato ha avuto delle evoluzioni inaspettate e irreversibili e le organizzazioni si sono viste costrette a ridefinire il loro rapporto con la digitalizzazione rapidamente e in modo radicale.

«Il Piano Transizione 4.0 può davvero essere uno strumento di sostegno per le realtà italiane, che dovranno però comprendere che “transizione” significa prima di tutto crescita culturale e revisione dei propri modelli di business e organizzativi – continua Valgimigli – È obbligatorio quindi investire in formazione e consulenza per integrare le tecnologie in un piano di sviluppo e di miglioramento concreto e sostenibile».

L’innovazione digitale necessaria per la competitività delle PMI

Secondo l’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano sono tante le imprese italiane che presentano già un buon livello di digitalizzazione o che hanno avviato un processo di trasformazione digitale. Tuttavia se andiamo nel concreto, «i numeri ci dicono che solo il 18%-20% delle piccole medie imprese presenta un livello di digitalizzazione tale da poter veramente competere» ha dichiarato Elio Catania – consulente del Ministero dello Sviluppo Economico e presidente QUIN – durante il Roadshow di Confindustria “I 100 luoghi di Industria 4.0”.

Risulta quindi evidente che c’è ancora molto da fare, soprattutto all’interno delle PMI dove spesso c’è forte resistenza a un cambiamento prima di tutto culturale. Ma è proprio alle piccole medie imprese che guardano le agevolazioni del Piano Transizione 4.0, che vuole rappresentare per queste realtà un alleato per vincere la sfida della digital transformation, sostenendo l’avvio o l’implementazione di un processo di digitalizzazione, capace di generare un proficuo circolo virtuoso nella piccola e media impresa.

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