Investire sulle competenze per gestire i momenti di crisi

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Una domanda che ci sentiamo spesso rivolgere dai manager con cui lavoriamo è: su quali competenze devo investire, per me stesso e per la mia organizzazione? Come posso rimanere al passo con i tempi?

Mai domanda è stata più attuale, durante questo stato di crisi che ci ha portati in una manciata di giorni a riorganizzare il nostro lavoro e il modo di collaborare con i nostri clienti, insomma a trovare velocemente soluzioni nuove rispetto alla routine quotidiana di condurre le nostre attività.

IL TRIANGOLO DEI TALENTI

Siamo immersi nella Project Economy, un tempo caratterizzato dal lavoro per progetti in tutti i campi e settori. Secondo il Project Management Institute ( PMI) la Project Economy “è dove le organizzazioni rilasciano valore agli stakeholders attraverso il completamento di progetti, la realizzazione di prodotti e l’allineamento alla strategia. E tutte queste iniziative rilasciano valore finanziario e per la società”.

In questo contesto, dove l’unica certezza è il cambiamento, è necessario agire sul Triangolo dei Talenti.

Cos’è il Triangolo dei Talenti?

Il Triangolo dei talenti è costituito da 3 lati:

  • Competenze tecniche: ad esempio pianificazione, gestione del rischio, gestione del budget, analisi degli stakeholder, gestione di tempi e costi, ecc.
  • Competenze di business: ad esempio gestione della complessità interna (organizzativa) ed esterna (mercati), costruzione della cultura organizzativa, ecc.
  • Competenze personali: gestione del gruppo, problem solving creativo, flessibilità, negoziazione, comunicazione, ecc.

Come diciamo sempre nei nostri interventi o nelle sessioni formative: il primo tipo di competenze è il più semplice da ottenere. È sufficiente seguire dei corsi (tra l’altro sempre più disponibili anche on-line e anche gratuitamente) ed eventualmente certificare quanto si è appreso.

Ma la vera differenza la fanno le competenze del secondo e terzo tipo,” ricorda Luca Comello, Head of business consulting di Quin, “e quelle non si imparano sui libri di scuola, lì entrano in gioco l’esperienza, la sensibilità, il vissuto, i valori.”

È per questa ragione che professionisti e organizzazioni dovrebbero focalizzare i loro investimenti soprattutto nelle competenze di business e personali.

IL QUOZIENTE TECNOLOGICO

Nel recente report annuale Pulse of the Profession, tuttavia, il PMI ( Project Management Institute) aggiunge un ulteriore elemento a integrazione del Triangolo dei Talenti: il Quoziente Tecnologico. Insomma, dalla tecnologia non si può prescindere. La realtà professionale richiede una combinazione di gestione tecnica, capacità di leadership e capacità di gestione strategica e aziendale, insieme alla capacità di apprendere e tenere il passo con la tecnologia.

Il manager dell’era digitale, quindi, è immerso e conosce le tecnologie (parliamo dunque di temi quali digitalizzazione dei processi, business analytics, data-science, decisioni basate sui dati, process and data mining); ma dalla cultura tecnologica ha appreso anche competenze manageriali come la mentalità innovativa, l’apertura al cambiamento e una leadership collaborativa.

CHE RISULTATI ASPETTARSI?

Il ritorno degli investimenti in queste competenze è garantito da performance decisamente migliori; ne citiamo qui solo due ma con risultati importanti:

  • secondo una ricerca del già citato report del PMI tali investimenti aumentano del 20% la capacità dei progetti di rispettare tempi e costi;
  • gli investimenti tecnologici portano a un sensibile e misurabile miglioramento dell’efficienza.

Ci sono poi gli impatti in senso più ampio: investire in competenze e sul quoziente tecnologico di un’organizzazione significa oggi aumentare la sostenibilità – economica, ambientale, sociale – dell’azienda e della comunità in cui opera.

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