Optimize for Learning: com’è andata?

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Il 25 maggio, nella suggestiva location di Villa Ottoboni a Padova è andato in scena “Optimize for Learning – Marcegaglia e illycaffè: percorsi e soluzioni di Agile Supply Chain Management”, il primo evento made in Quin dedicato ad approfondire e condividere strategie per vincere le sfide dei mercati di oggi.

Oggi il rapporto tecnologia-industria si fa più stretto che mai, con le aziende chiamate a gestire un contesto sempre più competitivo, complesso e in costante cambiamento. Aumenta la frammentazione geografica della filiera produttiva, con processi produttivi più articolati e distribuiti all’interno di network di dimensioni globali, diminuiscono le dimensioni dei lotti di produzione e il time-to-market si fa sempre più breve. Il mercato si muove guardando non solo la varietà e la personalizzazione dell’offerta, ma anche le tempistiche, la puntualità e la frequenza delle consegne, dando ormai per scontata la qualità.

L’obiettivo diventa quindi migliorare il servizio al cliente e gestire efficacemente le attività dell’intera filiera produttiva. Ma nell’era in cui il tasso di crescita delle tecnologie ha superato il livello dell’adattabilità umana, quali scenari si aprono per le aziende?

Optimize for Learning ha voluto proprio per dare risposta a questa domanda. Come? Portando le testimonianze dirette e i progetti consulenziali realizzati all’interno due importanti realtà manifatturiere italiane: Marcegaglia e illycaffè. Con il contributo di Luciano Villa, Supply Chain Manager divisione Tubi in Marcegaglia e Fabio Attruia, Responsabile Industrializzazione in illycaffè, si è parlato di strategie e soluzioni per disporre di visibilità di medio-lungo periodo sugli eventi, intervenire proattivamente sugli imprevisti, organizzare e portare a termine le attività in modo snello, flessibile ed efficace, mantenendo sempre al centro le risorse umane.

Massimo, il fil rouge dell’evento è “optimize for learning”, ci puoi spiegare il suo significato e perché è importante che le aziende inizino a parlarne?

“Dietro al concetto di “optimize for learning” c’è un dato di fatto: la tecnologia è cresciuta più rapidamente di quanto la nostra capacità umana di adattamento abbia potuto sostenere. Non tutto è perduto però, perché adottando delle tecniche per assimilare più velocemente la conoscenza e sfruttandola sapientemente per governare la complessità crescente, si può recuperare il terreno perduto sfruttando un nuovo spazio di opportunità. In Quin abbiamo gli strumenti e le metodologie per trasferire queste competenze ai nostri clienti, portando il loro livello di maturità a essere adeguato alla tipologia di complessità che devono gestire”.

Luciano Villa, il caso Marcegaglia è molto interessante, sia per la complessità del contesto che per i numeri coinvolti. Quali sono state le principali sfide incontrate durante questo importante cambiamento?

“Il contesto Marcegaglia è molto complesso, parliamo di una realtà che processa ogni anno 5,6 milioni di tonnellate d’acciaio, con 21 stabilimenti produttivi e oltre 60 unità commerciali sparse nel mondo. Man mano che il mercato evolveva, ci siamo accorti come il focus si fosse spostato sul garantire un livello di servizio sempre più alto, con date di consegna del prodotto finito certe e la possibilità di rispondere in modo personalizzato alle richieste del cliente. Sapevamo che era possibile migliorare ancora, ed abbiamo cercato di capire come.  Eravamo ben consapevoli che il tema non riguardava solo la dotazione di strumenti IT a supporto o il migliorare ulteriormente l’affidabilità delle informazioni, ma bisognava intervenire in modo più integrato non solo per garantire i risultati sfidanti che ci eravamo posti, ma anche per cambiare il mind-set di pratiche e abitudini consolidate, inevitabile conseguenza in realtà di queste dimensioni. Il supporto di Quin è stato prezioso prima per tracciare il percorso di miglioramento e ora come supporto per mantenere le energie orientate all’obiettivo”.

Luca, nel tuo intervento sui fattori critici per il successo del Project Management aziendale hai affermato più volte che inserire l’agilità è necessario ma utilizzare metodologie Agile è un discorso che merita una riflessione ben ponderata, ci puoi spiegare?

“Forse una delle eredità che ci ha lasciato la profonda crisi degli ultimi anni è che le organizzazioni – manifatturiere e dei servizi, pubbliche e private – sono sempre più consapevoli che l’agilità è uno dei loro asset più importanti. La complessità emergente dei mercati di oggi richiede la capacità di saper rispondere al cambiamento più che di seguire un piano. Questo ci porta a ripensare i nostri modelli deterministici anche nel campo del Project Management. Utilizzare in toto metodologie Agile però è un’altra cosa. Si tratta di metodi che nascono in contesti specifici, ed è illusorio e pericoloso applicarli con un semplice copia e incolla. L’Agile ha moltissimi punti sui quali le aziende oggi possono lavorare, ma noi crediamo che bisogna rinunciare alle ortodossie teoriche, puntando su soluzioni condivise, calate sul contesto e in grado di portare risultati visibili.”

Fabio Attruia, com’è cambiata nel corso del tempo la gestione dei progetti in illycaffè?

“Una prima evoluzione nella gestione dei progetti è avvenuta alla fine degli anni ’90, con l’introduzione degli strumenti tipicamente riconducibili all’approccio “Waterfall”: WBS, Gantt, Cost Management, ecc. Fino ad allora mancavano approcci strutturati e condivisi, l’esperienza diretta per similitudine di contesto o d’attività era il principale riferimento per la guida di un progetto. Con il crescere della complessità dei mercati, però, processi e fasi così rigidi non erano funzionali alla nostra necessità di procedere in modo snello tra le varie fasi del progetto e di reagire proattivamente agli imprevisti; ecco che verso gli anni 2000 è avvenuta una naturale transazione verso modelli lean, più snelli, capaci d’alimentare un processo di miglioramento continuo e iterativo. Negli ultimi anni, l’evoluzione è continuata verso metodologie agili per consentire ai team di lavorare in maniera sempre più flessibile e vantaggiosa, grazie anche al supporto offerto da strumenti di visual planning. La sfida oggi è sapersi adattare continuamente al cambiamento: delle esigenze del cliente finale, delle realtà produttive, del contesto globale di mercato, ecc.”

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