«L’Industria 5.0 cerca di catturare il valore delle nuove tecnologie, assicurando una prosperità non limitata solo al lavoro e alla crescita, rispettando i limiti del pianeta e mettendo il benessere del lavoratore dell’industria al centro del processo di produzione».
Ecco, in sintesi, cos’è l’Industria 5.0 – o Quinta Rivoluzione Industriale – così come la definisce la Commissione Europea nel documento “Industry 5.0.Towards a sustainable, human centric and resilient European industry”. Un piano d’indirizzo diffuso nel gennaio 2021, orientato a un nuovo modello di sviluppo industriale in cui produttività, efficienza e profitto siano integrate con pratiche responsabili, che tengano in considerazione il benessere umano, la resilienza e la sostenibilità.
Industry 5.0. Origine del concetto
Il termine Industry 5.0, citato nei documenti della Commissione Europea, viene utilizzato per la prima volta dal businessman Michael Rada nel 2015, in riferimento alla necessità di considerare persone e ambiente nel processo industriale. L’anno successivo la Keidanren, la versione giapponese di Confindustria, parla di Society 5.0 riguardo alla necessità di andare verso un mondo in cui la tecnologia non è solo al servizio del profitto, ma anche del benessere di uomo e natura; un concetto che, dalla società, sarà poi declinato sul mondo industriale. Nel 2018 Esben H. Østergaard, fondatore di Universal Robots e inventore di un robot collaborativo, invece evidenzia la necessità di mantenere un’attenzione all’umano anche nei processi di produzione più digitalizzati e tecnologici.
Questi i precedenti che hanno portato allo sviluppo dell’idea di Industry 5.0 per identificare una nuova rivoluzione, la quinta a oltre due secoli di distanza dalla rivoluzione di fine Settecento, che ha visto l’introduzione delle macchine. A quella prima trasformazione segue la Seconda Rivoluzione Industriale di inizio Novecento, che coincide con l’avvento dell’elettricità, la Terza Rivoluzione Industriale invece è quella che negli anni Sessanta e Settanta introduce i computer e l’automazione, mentre la Quarta, che prende piede nel 2011, è quella che identifichiamo oggi come Industry 4.0 e che, con la digital transformation, è al centro delle tendenze industriali attuali.
Dall’industria 4.0 all’industria 5.0: significato e implicazioni
A soli dieci anni di distanza dall’avvio dell’Industry 4.0, focalizzata sulla digital transformation orientata all’ottimizzazione produttiva, con l’Industry 5.0 la tecnologia ritorna ad essere un mezzo al servizio dell’uomo e non viceversa: si aprirà quindi l’epoca della collaborative industry, ossia di una collaborazione tra lavoratore e macchina in un’ottica di complementarità, grazie ai cobot, robot collaborativi progettati per l’interazione con l’umano.
Questa collaborazione lascerà maggiore spazio alle persone, che si potranno dedicare a mansioni più creative, strategiche e ad alto valore aggiunto, mentre i robot «potrebbero occuparsi di una serie di compiti ripetitivi e più semplici, rendendo i luoghi di lavoro più sicuri per i lavoratori – si legge nel report “Industry 5.0” della Commissione Europea prima citato- le tecnologie basate sull’AI, così come gli strumenti di realtà virtuale e aumentata, possono essere utilizzati per guidare il lavoratore a svolgere compiti più specializzati, che altrimenti richiedono competenze e formazione specifiche».
In questo senso l’Industria 5.0 non si configura tanto come una rivoluzione tecnologica o tecnica come è stato per le precedenti, quanto culturale, poiché riporta persone e ambiente al centro dei processi produttivi dell’industria 4.0, puntando a un rapporto più equilibrato tra tecnologie, sempre più intelligenti, e uomini.
Nel report della Commissione Europea, inoltre, l’Industria 5.0 è definita non tanto come un’evoluzione, ma come un «completamento dell’industria 4.0», un processo complementare alla digital transformation, capace di indirizzare la crescita nella direzione del benessere diffuso per la società, le persone e l’ambiente.
I pilastri dell’Industria 5.0 secondo l’EU
Nel definire il modello di sviluppo dell’Industria 5.0, la Commissione Europea ha individuato tre pilastri essenziali che guidano questa transizione: approccio human-centric, sostenibilità e resilienza.
- Una tecnologia dal volto umano. Per l’Industry 5.0 la persona è al centro del processo di produzione. Un approccio che tutela i diritti dei lavoratori, la loro autonomia e dignità, che promuove talenti, diversità ed empowerment.
- Un’industria green. In agenda c’è l’utilizzo delle energie rinnovabili, obiettivi di abbattimento delle emissioni del 55% entro il 2030 e processi circolari di utilizzo delle risorse, uniti a riduzione degli sprechi e alla minimizzazione dell’impatto sull’ambiente.
- Un approccio resiliente. Alla luce dell’esperienza della pandemia, risulta fondamentale per l’industria sapersi adattare ai cambiamenti climatici, geopolitici e a eventuali crisi affrontandole come una sfida. Un processo di adattamento reso possibile da tecnologie flessibili e adattabili.
Accanto a questi tre pilastri fondamentali, la Commissione Europea, all’interno della cornice Industria 5.0, ha individuato sei categorie tecnologiche essenziali su cui puntare per raggiungere gli obiettivi prefissati.
- Interazione uomo-macchina individualizzata
- Tecnologie ispirate alla natura e materiali intelligenti
- Tecnologie per la trasmissione, stoccaggio e analisi dati
- Simulazione e digital twins
- Artificia Intelligence
- Tecnologie per l’efficienza energetica
Grazie all’approccio sinergico dell’Industria 5.0, che considera non solo le aziende, ma anche ambiente e lavoratori, le organizzazioni uniranno a obiettivi come efficienza e produttività, anche un’attenzione al nostro pianeta e alle persone che lo abitano, generando un beneficio diffuso.
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