In risposta alla crisi economica seguita allo scoppio della pandemia, la Commissione Europea a luglio 2021 ha approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un quadro di finanziamenti previsti nell’arco temporale 2021-2026, inseriti in un disegno più ampio di fonti di finanziamento che comprende:
- finanziamenti della politica di coesione europea per il periodo 2021-2027
- risorse ordinarie statali
- risorse aggiuntive dedicate agli interventi complementari al PNRR
- Piano Next Generation EU, una serie di investimenti e riforme UE a favore dell’innovazione digitale ed ecologica, della formazione dei lavoratori e dell’equità. Detto anche Fondo per la Ripresa, il Next Generation EU è un fondo di 750 miliardi, di cui l’Italia è la principale beneficiaria, con 191,5 miliardi di euro
Vediamo le tappe della strutturazione e dell’attivazione di questa enorme operazione:
- 13 luglio 2021. Approvazione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
- 13 agosto 2021. Erogati all’Italia 24,9 miliardi come prefinanziamento (8,957 a fondo perduto, 15,937 di prestiti) pari al 13% dell’importo totale stanziato a favore del Paese
- 23 dicembre 2021. Presentata in Parlamento la prima Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
- 28 dicembre 2021. Siglati gli Operations Arrangements relativi al PNRR dell’Italia, che fissano i meccanismi di verifica periodica relativi al conseguimento degli obiettivi, necessari per riconoscere le rate di rimborso semestrali delle risorse PNRR in favore dell’Italia
- 13 aprile 2022. Prima rata da 21 miliardi versata all’Italia dalla Commissione Europea (10 di sovvenzioni e 11 di prestiti), a seguito della valutazione positiva sugli obiettivi del PNRR, che il paese doveva conseguire entro il 31 dicembre 2021
Secondo l’Osservatorio Agenda Digitale, per le imprese italiane è il 2022 l’anno cruciale in cui strutturare le iniziative previste nel PNRR e non perdere la possibilità di ricevere dall’Unione europea fondi essenziali per il proprio business. Attivarsi con tempismo è quindi fondamentale.
PNRR. Un’opportunità unica per investire sulla digitalizzazione
“Il PNRR mette a disposizione risorse e finanziamenti che possono portare a un miglioramento della competitività a livello mondiale per la manifattura italiana. Si tratta quindi davvero di un’opportunità che le aziende, in particolare le piccole medie imprese italiane, non possono non cogliere.” ha spiegato l’Amministratore Delegato di Quin Fabio Valgimigli al Festival Vicenza Città Impresa in occasione del suo intervento “Le strategie per la trasformazione digitale: necessità per le PMI, opportunità dal PNRR” del 6 maggio.
“Bisogna capire però come accompagnare le aziende verso un percorso virtuoso che le porti a sfruttare queste opportunità – aggiunge – Ricordiamo che il PNRR è un piano di risultati, non un piano di spesa. Quindi è necessario portare risultati, reali, nei tempi previsti, affinché la Commissione Europea liquidi i finanziamenti”.
Sul piatto ci sono 222,1 miliardi di euro: 191,5 provenienti dal PNRR e 30,6 erogati dal Fondo Complementare, a cui si aggiungono i 14,4 miliardi di REACT-EU, un’integrazione delle dotazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo per il periodo 2014-2020.
Di questi fondi, il 27% sono risorse dedicate alla digitalizzazione, che in potenza potrebbero sostenere importantissime azioni di trasformazione digitale, ma che per essere attuate necessitano di essere messe a terra, raccordando visioni, risorse e sforzi che devono funzionare in sinergia.
Missione 1 e Componente 2 del PNRR. Il futuro 4.0 delle aziende passa da qui
Il PNRR è strutturato in sei missioni, ognuna con un indirizzo specifico: la Missione 1 è quella che riguarda digitalizzazione, competitività, cultura e turismo e a cui destinato un totale di 49,86 miliardi di euro; di questi 30,57 sono dedicati alla cosiddetta Componente 2, rivolta a incentivare investimenti in tecnologia a sostegno dell’innovazione e della digitalizzazione del sistema produttivo per la transizione 4.0.
La Componente 2 prevede inoltre il supporto a settori ad alto contenuto tecnologico per lo sviluppo di competenze distintive, la copertura dell’intero territorio con la banda ultra-larga per realizzare l’obiettivo di gigabit society e l’incentivo alla trasformazione delle PMI con focus su innovazione e internazionalizzazione.
Come accedere a contributi e incentivi del PNRR
Accedere ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può avvenire secondo due modalità:
- risposta a un avviso pubblico o bando promosso dai soggetti attuatori o da pubbliche amministrazioni
- presentazione di una singola istanza a fronte del rispetto di pre-condizioni e pre-requisiti di ammissibilità previsti dal bando o dalle normative di riferimento
Le domande possono essere inoltrate solo in via telematica utilizzando un’identità digitale (SPID, CNS o CIE) rispettando i seguenti criteri:
- risiedere sul territorio italiano
- essere in regola con il versamento dei contributi di lavoro del personale dipendente
- essere in possesso di una casella di Posta Elettronica Certificata (PEC) per tutte le comunicazioni
Importante considerare che il progetto proposto da un’impresa sarà finanziabile attraverso il PNRR se rispetta le procedure d’invio con domanda presentata su piattaforme online dedicate nei termini indicati, se segue i criteri di selezione previsti da ciascuna missione e componente, se dimostra una copertura dal punto di vista economico-finanziario e organizzativo.
Numerosi sono i bandi, le opportunità di finanziamento e i contributi a fondo perduto che periodicamente vengono attivati. Per consultarli si può fare riferimento al portale del Governo Italia Domani.
Trasformazione digitale, un percorso necessario ma complesso
Accedere ai finanziamenti è solo il primo passo per avviare un’evoluzione in direzione della smart factory, un processo complesso da attuare, che richiede competenze e conoscenze altamente specializzate, che non tutte le organizzazioni possiedono. Secondo l’indagine del Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere 2022, infatti, solo 1 impresa su 3 è pronta a cogliere le opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: 16 imprese su 100 si sono già attivate per aderire ai progetti del PNRR e altre 13 hanno in programma di farlo.
Intraprendere un percorso di trasformazione digitale grazie alle possibilità offerte dal PNRR “è un percorso che si può, che si deve fare – spiega sempre Valgimigli – ma che deve essere strutturato, perché passa per tematiche relative a persone, processi, che devono supportare gli obiettivi strategici, e sistemi, quindi competenze tecniche e strumenti tecnologici. Tre elementi che sono imprescindibili per raggiungere l’obiettivo e nessuno di questi può essere eliminato. È necessario lavorare in maniera sinergica su queste tre direttrici”.
Forte di una solida competenza nel settore, Quin è il partner ideale per supportare le PMI nel processo di digitalizzazione, reso più accessibile da un’opportunità unica come il PNRR. “Per le imprese non è semplice affrontare questi percorsi di cambiamento e di transizione da soli – continua Valgimigli – Ecco perché è importante farsi affiancare da partner solidi in grado di accompagnarle in questo percorso”.
Industria 4.0: la Digital Transformation vale un +28% di utile netto
Per avviare una transizione di successo verso la smart factory è necessario avere progetti ben strutturati, concreti e con obiettivi definiti e operare secondo una precisa metodologia: “Bisogna prima di tutto analizzare la situazione attuale e fare una fotografia, reale, dell’As Is, ovvero di quali sono i processi, la cultura, il livello di digitalizzazione che l’azienda ha nel momento della partenza del progetto e qual è la roadmap dell’investimento, quali sono gli step successivi e quali sono gli strumenti che si possono utilizzare per raggiungere gli obiettivi, per colmare un gap o per migliorare la produttività e la redditività dell’azienda”.
Questo, nella sintesi dell’AD Fabio Valigimigli, è l’approccio di Quin, che all’aspetto consulenziale, affianca soluzioni tecnologiche di alto profilo, accompagnando le aziende nella Digital Transformation con una modalità concreta, che porta risultati tangibili e misurabili.
Avviare e portare a termine questo processo senza un affiancamento esterno può essere problematico, dato che ad oggi per il 63% delle organizzazioni italiane gestire e organizzare l’infrastruttura digitale rappresenta una criticità e non stupisce quindi che, secondo il Digital Economy and Society Index, la digitalizzazione delle PMI nel nostro paese risulti inferiore alla media europea.
Un dato che potrà cambiare se le aziende sceglieranno di mettersi in gioco muovendosi verso la transizione digitale, guadagnando di conseguenza in competitività sul mercato, grazie all’innovazione tecnologica. Secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale delle Pmi del Politecnico di Milano, infatti, le organizzazioni in cui la digitalizzazione è più avanzata hanno performance finanziarie migliori, pari mediamente a un 28% in più di utile netto e a profitti maggiori del 18%.